HARD EDGE VISION

Gli artisti concettuali sono mistici più che razionalisti. Essi giungono a conclusioni che la logica non può raggiungere” (Sol LeWitt, Sentencies)

Nella prima delle sue Sentencies, Sol LeWitt, fondatore del MINIMALISM americano sottolineava quel sottile e a volte invisibile filo rosso che unisce la rigorosa progettazione con l’esperienza del trascendente, inteso come capacità di oltrepassare l’ordine e il rigore del calcolo attraverso la progressiva riduzione all’essenziale della forma. Il ritorno all’origine. L’assoluto GEOMETRICO.

Da queste premesse, sinteticamente, si sviluppa il nostro modo di intendere e lavorare con lo spazio, architettonicamente.

Il punto di partenza analizza i fondamentali del pensiero occidentale tradotti nella geometria piana euclidea e precisamente nel rettangolo, che costituisce la base analitica e lo slancio progettuale dei diversi lavori architettonici. Il rettangolo come base, campo, foglio anche di lavoro, pagina bianca, essenziale radice e matrice in pianta di una possibile volumetria.  Esso si fa parallelepipedo, nei volumi che vengono scomposti, divisi, assemblati, associati l’uno sull’altro.

Un percorso concettuale e poi architettonico che si avvia da un tema-base, e lo declina in N variazioni. Un gesto forte, PURO, esatto che risponde a necessità pratiche e funzionali: i tagli e le scomposizioni volumetrici seguono i FLUSSI e i percorsi del fruitore all’interno dell’edificio. Se la teoria visualizza e sviluppa un progetto architettonico, l’esperienza, l’utilizzo ed i flussi dei percorsi all’interno del progetto lo connotano e lo scompongono; l’architettura è un gesto forte e perentorio che si carica della violenza e della necessità dell’uomo, nel suo dare e ricevere, ogni giorno, allo spazio identità e conoscenza. In questa duplice istanza, si fonda il progettare e costruire: consapevole di affondare il pensiero in quel luogo di indagine originariamente europeo e afferente alle avanguardie storiche più radicali, dal Neoplasticismo al Bauhaus, accogliendole nella dialettica con il pensiero statunitense ovvero con le poetiche minimaliste e dell’HARD EDGE d’Oltreoceano.

Lo spazio è un dubbio: devo continuamente individuarlo, designarlo. Non è mai mio, ma mi viene dato, devo conquistarlo” (Georges Perec, Specie di spazi)

Di questo dubitare per costruire, si carica il nostro fare architettura.